Antica mulattiera, riadattata a strada carrabile durante la Grande Guerra, oggi è totalmente asfaltata. Tratto duro nei pressi del “Salto della Capra”, prima del Pian dea Bala: sulla strada “della Vedetta” affronterete quello che è considerato il “mortirolo del Veneto”. La prima salita, da considerarsi una delle più difficili, è conosciuta dai ciclisti proprio con questo nome, cioè "Il salto della Capra" per la caratteristica effige dell'animale sagomato sul ferro che si scaglia contro il cielo, piantato su un palo, quasi sulla sommità della salita, proprio all'uscita sulla direttrice proveniente dal Monte Tomba. La pendenza Media del 10% non rende giustizia a quei 600mt di salita da brivido. Croce di chi è costretto a scendere dalla bici, delizia dei compagni che con la modestia del ciclista, li aspettano per una pacca sulla spalla. La salita ha inizio da via Montegrappa, che si trova sulla sinistra lungo la pedemontana Romano d'Ezzelino-Pederobba  proprio in corrispondenza dell'Albergo da Romano. In questo punto siamo a circa 340mt sul livello del mare. Proseguendo per via Montegrappa si giunge in piazza Fietta dove alla rotonda si prosegue diritto per via S.Andrea fino a raggiungere, dopo circa 1500 mt, il bivio con via san Liberale. Il cartello non lascia dubbi e dice “vedetta”. Salendo quindi a destra, si troveranno trenta tornanti che in circa 8 km portano a 1430 mt (pendenza media 10,7 %). I primi nove di questi tornanti sono più lunghi ma meno impegnativi (9%), mentre i tratti più impegnativi (15-17%) sono di un centinaio di metri. Dal decimo tornante però non si scherza: sono poco meno di 4 km al 12 % che non lasciano scampo a chi non è preparato, anche se si dispone di un rapporto agilissimo. Nei pochi tratti allo scoperto, in piena estate, anche il sole fa aumentare la fatica. Anche contare i tornanti può essere utile per sapere quanto manca alla fine. La prima serie di 16 tornanti, alcuni brevissimi, ha una punta del 17% nel dodicesimo. Il diciasettesimo ha punte del 20% ma termina addolcendosi.  Segue un'altra serie di 8 tornanti relativamente facili (solo gli ultimi tre al 12%) che precedono il tornante n° 26, durissimo, 840 metri al 16% ma con punte superiori al 18%. Qui sta la chiave per superare la salita senza mettere il piede a terra. Gli ultimi quattro tornantini, pur con una pendenza media di tutto rispetto (14%) non costituiscono più un ostacolo: ancora 500 mt e siamo allo scollinamento de La Vedetta! Poco dopo si incrocia la strada proveniente dal Monte Tomba e quindi girando a sinistra si scende rapidamente per circa 2,7 km, aggirando il Monte Meate, fin sul fondo della val delle Mure. Siamo immersi nel tipico ambiente dei pascoli del Grappa e la strada costeggia in piano un laghetto, consentendo di gustare con calma l'aria frizzante ed il paesaggio. Poi si riprende a risalire la Val delle Mure, non decisamente, ma a strappi intervallati da brevi falsopiani fino alla bella apertura del Pian della Bala. Proseguendo la strada continua a salire, più dolcemente, attraversando con ardite gallerie di guerra la parte strapiombante del Bocaor. La strada esce nuovamente sui pascoli della malga Ardosa ed Ardosetta, ormai in vista del rifugio Bassano che si scorge in alto a destra. Ma bisogna ancora allontanarsene, verso sud, per andare a innestarsi, dopo 1,5 km, sulla strada Giardino che sale da Campo Croce. Da qui altri due km con strappi che variano dall'11 al 14% fino all'innesto con la Cadorna. Ormai stiamo affiancando a sinistra la zona del Sacrario, costruito nel 1935 su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni. Ma sta troppo in alto e non lo vediamo. Possiamo vedere invece il monumento ai partigiani, una statua in bronzo costruita nel 1974 da Augusto Murer. Anche il Rifugio del Monte Grappa è li davanti a noi, bello e imponente che sembra scrutare tutta la zona sottostante. Ma prima di arrivare al rifugio, sulla sinistra si fa notare la caserma Milano, costruita durante la guerra per alloggiarvi il personale addetto ai lavori stradali e di fortificazione del Grappa. Sembra nascondersi nella roccia, ma la sua presenza sembra valorizzare ancora di più questo luogo. Finalmente abbiamo conquistato questa stupenda vetta, e se il tempo ce lo concede, la vista è a dir poco sublime. Sembra quasi di essere in capo al mondo, e la pianura sembra perdersi all’orizzonte. E’ un emozione unica che lascia il segno. In collaborazione con MGC
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Tratto duro nei pressi del “Salto della Capra”, prima del Pian dea Bala: sulla strada “della Vedetta” affronterete quello che è considerato il “mortirolo del Veneto”. La prima salita, da considerarsi una delle più difficili, è conosciuta dai ciclisti proprio con questo nome, cioè "Il salto della Capra" per la caratteristica effige dell'animale sagomato sul ferro che si scaglia contro il cielo, piantato su un palo, quasi sulla sommità della salita, proprio all'uscita sulla direttrice proveniente dal Monte Tomba. La pendenza Media del 10% non rende giustizia a quei 600mt di salita da brivido. Croce di chi è costretto a scendere dalla bici, delizia dei compagni che con la modestia del ciclista, li aspettano per una pacca sulla spalla. La salita ha inizio da via Montegrappa, che si trova sulla sinistra lungo la pedemontana Romano d'Ezzelino-Pederobba  proprio in corrispondenza dell'Albergo da Romano. In questo punto siamo a circa 340mt sul livello del mare. Proseguendo per via Montegrappa si giunge in piazza Fietta dove alla rotonda si prosegue diritto per via S.Andrea fino a raggiungere, dopo circa 1500 mt, il bivio con via san Liberale. Il cartello non lascia dubbi e dice “vedetta”. Salendo quindi a destra, si troveranno trenta tornanti che in circa 8 km portano a 1430 mt (pendenza media 10,7 %). I primi nove di questi tornanti sono più lunghi ma meno impegnativi (9%), mentre i tratti più impegnativi (15-17%) sono di un centinaio di metri. Dal decimo tornante però non si scherza: sono poco meno di 4 km al 12 % che non lasciano scampo a chi non è preparato, anche se si dispone di un rapporto agilissimo. Nei pochi tratti allo scoperto, in piena estate, anche il sole fa aumentare la fatica. Anche contare i tornanti può essere utile per sapere quanto manca alla fine. La prima serie di 16 tornanti, alcuni brevissimi, ha una punta del 17% nel dodicesimo. Il diciasettesimo ha punte del 20% ma termina addolcendosi.  Segue un'altra serie di 8 tornanti relativamente facili (solo gli ultimi tre al 12%) che precedono il tornante n° 26, durissimo, 840 metri al 16% ma con punte superiori al 18%. Qui sta la chiave per superare la salita senza mettere il piede a terra. Gli ultimi quattro tornantini, pur con una pendenza media di tutto rispetto (14%) non costituiscono più un ostacolo: ancora 500 mt e siamo allo scollinamento de La Vedetta! Poco dopo si incrocia la strada proveniente dal Monte Tomba e quindi girando a sinistra si scende rapidamente per circa 2,7 km, aggirando il Monte Meate, fin sul fondo della val delle Mure. Siamo immersi nel tipico ambiente dei pascoli del Grappa e la strada costeggia in piano un laghetto, consentendo di gustare con calma l'aria frizzante ed il paesaggio. Poi si riprende a risalire la Val delle Mure, non decisamente, ma a strappi intervallati da brevi falsopiani fino alla bella apertura del Pian della Bala. Proseguendo la strada continua a salire, più dolcemente, attraversando con ardite gallerie di guerra la parte strapiombante del Bocaor. La strada esce nuovamente sui pascoli della malga Ardosa ed Ardosetta, ormai in vista del rifugio Bassano che si scorge in alto a destra. Ma bisogna ancora allontanarsene, verso sud, per andare a innestarsi, dopo 1,5 km, sulla strada Giardino che sale da Campo Croce. Da qui altri due km con strappi che variano dall'11 al 14% fino all'innesto con la Cadorna. Ormai stiamo affiancando a sinistra la zona del Sacrario, costruito nel 1935 su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni. Ma sta troppo in alto e non lo vediamo. Possiamo vedere invece il monumento ai partigiani, una statua in bronzo costruita nel 1974 da Augusto Murer. Anche il Rifugio del Monte Grappa è li davanti a noi, bello e imponente che sembra scrutare tutta la zona sottostante. Ma prima di arrivare al rifugio, sulla sinistra si fa notare la caserma Milano, costruita durante la guerra per alloggiarvi il personale addetto ai lavori stradali e di fortificazione del Grappa. Sembra nascondersi nella roccia, ma la sua presenza sembra valorizzare ancora di più questo luogo. Finalmente abbiamo conquistato questa stupenda vetta, e se il tempo ce lo concede, la vista è a dir poco sublime. Sembra quasi di essere in capo al mondo, e la pianura sembra perdersi all’orizzonte. E’ un emozione unica che lascia il segno. In collaborazione con MGC
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