Ripida mulattiera percorribile in MTB, che si snoda per circa quaranta tornanti. E’ un percorso molto ripido, dal fondo ghiaioso ma compatto, fa eccezione solo un tratto in località Malga Ardosetta, dove il percorso presenta un paio di tratti ricoperti in cemento. Itinerario che parte dal Santuario della Beata Vergine del Covolo, dove si trova anche la Casa di spiritualità Santa Maria del Covolo.  Qui si trovano dei parcheggi dov’è possibile lasciare l’auto e proseguire in MTB. Da qui, lo sterrato inizia dopo quattrocento metri e ci troviamo a circa 560mt sul livello del mare. Nell’insieme, tutta la mulattiera presenta un fondo abbastanza compatto ma molto tortuoso e ci obbliga costantemente a tenere alta la concentrazione per non mettere il piede a terra. Pietre grosse affondate nel terreno, si alternano a pezzi di roccia più piccola e alcune volte instabile. I tornanti non aiutano molto a rilassarci, e nemmeno gli scoli dell’acqua fatti con pietre. Ci costringono sempre a dare il giusto colpo di pedale per non rischiare di toccare con la pedivella l’avallamento apposta creato. Pochi i tratti dove si può pedalare bene e spingere rapporti più duri.  Alcuni scorci tra gli alberi che ci fanno ombra quasi costante, ci fanno gustare meglio il paesaggio della pianura. Dopo circa un chilometro dall’inizio dello sterrato, troviamo la prima sbarra che ci obbliga a scendere per oltrepassarla in sicurezza. Poi, è tutto un susseguirsi di tornanti fino a raggiungere Malga Ardosetta. Passata la seconda sbarra, inizia un tratto reso piano dal cemento che è stato gettato non molto tempo fa, dove prima c’era un terreno molto instabile. L’aria fresca e frizzante ci fa capire che siamo giunti ad un buon dislivello, e il sole, se presente, ci aiuta a gustare il paesaggio ormai privo di alberi. Giunti in strada asfaltata, la si attraversa, continuando con un ulteriore percorso fuoristrada. All’inizio troviamo un percorso misto di erba e pietre, ma molto stabili, ma nel tratto sucessivo, ritorna un terreno ghiaioso ma molto compatto e scorrevole, fino al raggiungimento della strada asfaltata che ci porta fino in vetta. Da qui percorriamo gli ultimi 1700 metri della strada che giunge dal Monte Tomba e da Semonzo, per poi immettersi negli ultimi 500 mt nella strada Cadorna che sale da Romano d’Ezzelino, fino al raggiungimento del Rifugio Monte Grappa. Ormai stiamo affiancando a sinistra la zona del Sacrario, costruito nel 1935 su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni. Ma sta troppo in alto e non lo vediamo. Possiamo vedere invece il monumento ai partigiani, una statua in bronzo costruita nel 1974 da Augusto Murer. Anche il Rifugio del Monte Grappa è li davanti a noi, bello e imponente che sembra scrutare tutta la zona sottostante. Ma prima di arrivare al rifugio, sulla sinistra si fa notare la caserma Milano, costruita durante la guerra per alloggiarvi il personale addetto ai lavori stradali e di fortificazione del Grappa. Sembra nascondersi nella roccia, ma la sua presenza sembra valorizzare ancora di più questo luogo. Finalmente abbiamo conquistato questa stupenda vetta, e se il tempo ce lo concede, la vista è a dir poco sublime. Sembra quasi di essere in capo al mondo, e la pianura sembra perdersi all’orizzonte. E’ un emozione unica che lascia il segno.
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Ripida mulattiera percorribile in MTB, che si snoda per circa quaranta tornanti.
E’ un percorso molto ripido, dal fondo ghiaioso ma compatto, fa eccezione solo un tratto in località Malga Ardosetta, dove il percorso presenta un paio di tratti ricoperti in cemento. Itinerario che parte dal Santuario della Beata Vergine del Covolo, dove si trova anche la Casa di spiritualità Santa Maria del Covolo.  Qui si trovano dei parcheggi dov’è possibile lasciare l’auto e proseguire in MTB. Da qui, lo sterrato inizia dopo quattrocento metri e ci troviamo a circa 560mt sul livello del mare. Nell’insieme, tutta la mulattiera presenta un fondo abbastanza compatto ma molto tortuoso e ci obbliga costantemente a tenere alta la concentrazione per non mettere il piede a terra. Pietre grosse affondate nel terreno, si alternano a pezzi di roccia più piccola e alcune volte instabile. I tornanti non aiutano molto a rilassarci, e nemmeno gli scoli dell’acqua fatti con pietre. Ci costringono sempre a dare il giusto colpo di pedale per non rischiare di toccare con la pedivella l’avallamento apposta creato. Pochi i tratti dove si può pedalare bene e spingere rapporti più duri.  Alcuni scorci tra gli alberi che ci fanno ombra quasi costante, ci fanno gustare meglio il paesaggio della pianura. Dopo circa un chilometro dall’inizio dello sterrato, troviamo la prima sbarra che ci obbliga a scendere per oltrepassarla in sicurezza. Poi, è tutto un susseguirsi di tornanti fino a raggiungere Malga Ardosetta. Passata la seconda sbarra, inizia un tratto reso piano dal cemento che è stato gettato non molto tempo fa, dove prima c’era un terreno molto instabile. L’aria fresca e frizzante ci fa capire che siamo giunti ad un buon dislivello, e il sole, se presente, ci aiuta a gustare il paesaggio ormai privo di alberi. Giunti in strada asfaltata, la si attraversa, continuando con un ulteriore percorso fuoristrada. All’inizio troviamo un percorso misto di erba e pietre, ma molto stabili, ma nel tratto sucessivo, ritorna un terreno ghiaioso ma molto compatto e scorrevole, fino al raggiungimento della strada asfaltata che ci porta fino in vetta. Da qui percorriamo gli ultimi 1700 metri della strada che giunge dal Monte Tomba e da Semonzo, per poi immettersi negli ultimi 500 mt nella strada Cadorna che sale da Romano d’Ezzelino, fino al raggiungimento del Rifugio Monte Grappa. Ormai stiamo affiancando a sinistra la zona del Sacrario, costruito nel 1935 su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni. Ma sta troppo in alto e non lo vediamo. Possiamo vedere invece il monumento ai partigiani, una statua in bronzo costruita nel 1974 da Augusto Murer. Anche il Rifugio del Monte Grappa è li davanti a noi, bello e imponente che sembra scrutare tutta la zona sottostante. Ma prima di arrivare al rifugio, sulla sinistra si fa notare la caserma Milano, costruita durante la guerra per alloggiarvi il personale addetto ai lavori stradali e di fortificazione del Grappa.  Sembra nascondersi nella roccia, ma la sua presenza sembra valorizzare ancora di più questo luogo. Finalmente abbiamo conquistato questa stupenda vetta, e se il tempo ce lo concede, la vista è a dir poco sublime. Sembra quasi di essere in capo al mondo, e la pianura sembra perdersi all’orizzonte. E’ un emozione unica che lascia il segno.
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E’ un percorso molto ripido, dal fondo ghiaioso ma compatto, fa eccezione solo un tratto in località Malga Ardosetta, dove il percorso presenta un paio di tratti ricoperti in cemento. Itinerario che parte dal Santuario della Beata Vergine del Covolo, dove si trova anche la Casa di spiritualità Santa Maria del Covolo.  Qui si trovano dei parcheggi dov’è possibile lasciare l’auto e proseguire in MTB. Da qui, lo sterrato inizia dopo quattrocento metri e ci troviamo a circa 560mt sul livello del mare. Nell’insieme, tutta la mulattiera presenta un fondo abbastanza compatto ma molto tortuoso e ci obbliga costantemente a tenere alta la concentrazione per non mettere il piede a terra. Pietre grosse affondate nel terreno, si alternano a pezzi di roccia più piccola e alcune volte instabile. I tornanti non aiutano molto a rilassarci, e nemmeno gli scoli dell’acqua fatti con pietre. Ci costringono sempre a dare il giusto colpo di pedale per non rischiare di toccare con la pedivella l’avallamento apposta creato. Pochi i tratti dove si può pedalare bene e spingere rapporti più duri.  Alcuni scorci tra gli alberi che ci fanno ombra quasi costante, ci fanno gustare meglio il paesaggio della pianura. Dopo circa un chilometro dall’inizio dello sterrato, troviamo la prima sbarra che ci obbliga a scendere per oltrepassarla in sicurezza. Poi, è tutto un susseguirsi di tornanti fino a raggiungere Malga Ardosetta. Passata la seconda sbarra, inizia un tratto reso piano dal cemento che è stato gettato non molto tempo fa, dove prima c’era un terreno molto instabile. L’aria fresca e frizzante ci fa capire che siamo giunti ad un buon dislivello, e il sole, se presente, ci aiuta a gustare il paesaggio ormai privo di alberi. Giunti in strada asfaltata, la si attraversa, continuando con un ulteriore percorso fuoristrada. All’inizio troviamo un percorso misto di erba e pietre, ma molto stabili, ma nel tratto sucessivo, ritorna un terreno ghiaioso ma molto compatto e scorrevole, fino al raggiungimento della strada asfaltata che ci porta fino in vetta. Da qui percorriamo gli ultimi 1700 metri della strada che giunge dal Monte Tomba e da Semonzo, per poi immettersi negli ultimi 500 mt nella strada Cadorna che sale da Romano d’Ezzelino, fino al raggiungimento del Rifugio Monte Grappa.  Ormai stiamo affiancando a sinistra la zona del Sacrario, costruito nel 1935 su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni. Ma sta troppo in alto e non lo vediamo. Possiamo vedere invece il monumento ai partigiani, una statua in bronzo costruita nel 1974 da Augusto Murer. Anche il Rifugio del Monte Grappa è li davanti a noi, bello e imponente che sembra scrutare tutta la zona sottostante. Ma prima di arrivare al rifugio, sulla sinistra si fa notare la caserma Milano, costruita durante la guerra per alloggiarvi il personale addetto ai lavori stradali e di fortificazione del Grappa. Sembra nascondersi nella roccia, ma la sua presenza sembra valorizzare ancora di più questo luogo. Finalmente abbiamo conquistato questa stupenda vetta, e se il tempo ce lo concede, la vista è a dir poco sublime. Sembra quasi di essere in capo al mondo, e la pianura sembra perdersi all’orizzonte. E’ un emozione unica che lascia il segno.
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